Il viaggio più difficile che si può affrontare, quello che più ci fa paura, è quello dentro di sé.
Spesso ci troviamo ad andare avanti con il “pilota automatico”, talmente occupati a correre, raggiungere
obiettivi, o forse solo a lasciarsi vivere, che di dimentichiamo di noi stessi.
Così la nostra psiche è costretta a “parlarci”, a chiedere di rallentare, di prenderci cura di noi stessi.
E come comunica con noi? Lo fa attraverso il corpo, e poiché esso non è dotato di parola, lo fa attraverso i
sintomi.
“Ogni sintomo è una forma di comunicazione”
(Paul Watzlawick)
“Il sintomo è una risposta sana ad un contesto di comunicazione insano”
(Gregory Bateson)
Intraprendere un percorso di psicoterapia vuol dire iniziare a darsi ascolto, a prendersi tempo per capire cosa non funziona nella propria vita, a togliere il “pilota automatico” e mettersi alla guida della propria esistenza, decidendo coscientemente la direzione che si vuole seguire.
Il terapeuta e la stanza di terapia diventano allora un luogo dove fermarsi a fare il punto della situazione, dove imparare i “comandi” da utilizzare e dove sperimentarsi in una situazione protetta, con il supporto di una persona che non giudica, ma che dà supporto. Si comincia così a riappropriarsi della propria vita, a tornare ad essere gli “attori principali”, attraverso un processo di cambiamento che permette di abbandonare comportamenti e atteggiamenti disfunzionali (che ci auto-boicottano) per privilegiare e sostenerne altri più sani e funzionali.